sabato, novembre 07, 2015

Ridurre, riutilizzare,... e poi?


Occchei ci siamo: abbiamo ridotto, tutto quello che non siamo riusciti a ridurre l'abbiamo riutilizzato, ma adesso davvero non possiamo fare altro che buttare nel bidone. Ed ecco che entra in gioco la prossima R: riciclare!
Ci sono mille modi per disfarsi di un rifiuto, ma uno solo è quello giusto e non sempre è facile capire quale sia.
Nella mia vita prima dell'arrivo della piccola iena mi era stato chiesto di preparare dei volantini informativi da distribuire ai cittadini dei comuni per i quali avremmo progettato il sistema di raccolta dei rifiuti. Quando mi sono trovata di fronte al foglio bianco mi sono detta "che bello! voglio proprio metterci dentro tutto quello che la gente dovrebbe sapere, le risposte a tutte le domande che negli anni mi sono sentita rivolgere, con questo foglio in mano tutti sapranno buttare le cose giuste al posto giusto!" Mi sarebbe piaciuto scriverci tutto quello che avevo in testa e che mi sembrava indispensabile, ma alla fine mi sono dovuta scontrare prima con la dimensione del pieghevole che avevamo scelto e poi, soprattutto, con la leggibilità. Se avessi scritto un poema nessuno lo avrebbe mai letto e forse vi siete accorti anche voi che quando distribuivano il dono della sintesi io probabilmente ero in bagno.
Per me era importantissimo che tutti i cittadini potessero avere in mano qualcosa che permettesse loro di fare un lavoro ben fatto: il problema fondamentale, infatti, è che la raccolta differenziata è una cosa bellissima, ma funziona solo se tutti la fanno bene, altrimenti non ha senso.
Ma, come avevo già scritto in un altro post, non voglio stare qui a pensare a quello che possono fare (e magari non fanno) gli altri, ma a quello che possiamo fare noi. E la prima cosa che ognuno di noi può fare è proprio prestare attenzione a quello che ci passa ogni giorno per le mani: ogni oggetto di cui decidiamo di liberarci è fatto di uno o più materiali e, una volta individuato di quali si tratta, sarà molto facile indirizzarlo nel giusto cassonetto.
Possiamo dividere i nostri rifiuti in due grandi famiglie: imballaggi e non imballaggi. I primi sono piuttosto semplici da riconoscere perché sono i contenitori degli oggetti che acquistiamo e sono fatti di materiali abbastanza riconoscibili: carta, plastica, vetro, metalli e, di recente, bioplastiche come il mater bi. Questi materiali poi possono essere usati da soli nei cosiddetti imballaggi monomateriale oppure combinati tra di loro, a volte in modo che possano comunque essere separati, altre volte accoppiati in modo inscindibile, come nel caso dei poliaccoppiati (il tetrapak® ne è uno degli esempi più noti).
Gli altri rifiuti che produciamo di solito sono contenuti all'interno degli imballaggi che buttiamo e sono scarti alimentari, abbigliamento, rifiuti elettrici ed elettronici, pile, farmaci, mobili, oggettistica, insomma qualsiasi cosa della quale decidiamo di liberarci. Di quest'ultimo gruppone di rifiuti ci occuperemo solo alla fine, prima vorrei toccare le categorie merceologiche più "semplici" e con le quali abbiamo a che fare più spesso: carta, plastica, vetro, metalli, rifiuti organici. Queste sono le categorie di rifiuti che tutti noi dovremmo dividere tra le mura domestiche (e so che lo fate tutti, vero?) e sono anche quelle delle quale vorrei raccontarvi qualcosa di più, un post per ogni materiale a partire dai prossimi giorni, quando riceverò la giusta ispirazione. E siccome qui sono a casa mia finalmente potrò usare tutto lo spazio che voglio per darvi qualche dritta in più su come diventare dei perfetti separatori di rifiuti.

0 commenti:

Posta un commento