lunedì, agosto 31, 2015

Aprirei la rubrica "mai più senza" con un oggetto che, da quando è entrato in casa nostra ormai un anno fa, ha davvero rivoluzionato il nostro modo di muoverci: il guinzaglio la scimmietta.
La doverosa premessa alla reale utilità dell'oggetto è la seguente: io vivo in città, anzi, vivo la città. Mi muovo coi mezzi pubblici, a piedi e con la bici, esco di casa e mi ritrovo su uno dei corsi più trafficati di Torino e, da quando la iena cammina, riuscire a gestirla è diventato sempre più difficile, soprattutto in prossimità di strade trafficate e, altro momento topico, durante la legatura della bici.
Ecco allora che ho iniziato a pensare che forse poteva fare al caso mio un oggetto tipo quello che avevo sempre visto in casa mia. Quando ero una bambina, infatti, ricordo che mia mamma aveva il guinzaglio: una cintura bianca con un moschettone e la fettuccia, penso fosse proprio della Chicco. Il pensiero di usare oggi una cosa del genere non mi piaceva tanto, così ho provato a dare un'occhiata alle proposte del mercato.
La scorsa estate, durante la nostra vacanza in California, mi sono consultata con la mia amica Marica sull'esistenza di guinzagli per piccole iene e lei mi ha parlato di questi zainetti con la coda. Alla prima occasione ci siamo lanciati in un negozio di articoli per bambini e ne siamo usciti con la scimmietta.
Altro non è che uno zainetto a forma di scimmia, la cui coda è sufficientemente lunga da essere tenuta in mano dal genitore.
Ora, so che agli occhi del profano può sembrare un oggetto al limite della legalità e spesso mi vengono fatte battutacce poco simpatiche, però per me è diventato assolutamente indispensabile girando ormai quasi sempre a piedi senza passeggino.
Di solito la piccola iena mi dà la mano, ma io tengo nel polso la codina in oggetto, in modo da non perdere il contatto anche se molla la mano per andare ad indicare un tombino, una lettera, un piccione o qualsiasi altra in cosa in quel preciso momento meriti la sua sua attenzione.
Sin dalla prima volta che l'abbiamo usata, la iena non ha mai mostrato segni di insofferenza e adesso fa parte della nostra vita di tutti i giorni. Quando usciamo ormai sa che se si prende la scimmietta dovrà camminare. Questa mattina, ed esempio, siamo usciti con la bici, l'abbiamo parcheggiata al primo archetto libero in zona piazza San Carlo, e poi abbiamo passeggiato un po' con la scimmietta di cui sopra.
Se a San Diego mi fossi comprata tutto l'espositore avrei già trovato da rivenderle tutte: spesso mi fermano per chiedere dove l'ho comprata! In realtà vendono qualcosa di simile anche a queste latitudini, anche se devo ammettere che i costi sono davvero differenti. La mia devo averla pagata l'equivalente di 10/15 euro, qua, per una cosa del genere, si parla di 25 euro minimo.
Per noi è stata davvero una scoperta e mi/ci ha davvero aiutati tanto nei nostri spostamenti quotidiani.

venerdì, agosto 28, 2015

Ho già nella cartella delle bozze alcuni post dedicati ad oggetti che, a 30 mesi dalla nascita della iena, posso decisamente considerare dei "mai più senza" (questo il tag con cui potrete ripescarli dal cloud tag qui di fianco); prima però volevo fare una doverosa premessa. La premessa riguarda il mio modo di essere mamma :-)
La iena è letteralmente piombata nella nostra vita e, nei nove mesi di gravidanza, non mi sono concentrata molto su quello che sarebbe stato il dopo, ma la mia mente era tutta focalizzata a fare la cosa giusta perchè quella gravidanza andasse bene. Andavo in piscina più spesso del solito, camminavo tanto, avevo cancellato alcuni alimenti dalla mia dieta per evitare di diventare una mongolfiera e il mio regime di austerity ha fatto sì che, a due settimane dal parto, entrassi di nuovo nei miei pantaloni. Che già non erano una taglia 42 ecco...
Però che tipo di mamma sarei stata, che tipo di genitori saremmo stati, cosa avremmo voluto per il nostro bimbo? Non ne avevamo parlato molto. Forse perchè, arrivato così all'improvviso, questo bimbo ci aveva lasciati un po' spiazzati ed eravamo tutti concentrati a fare sì che tutto andasse per il verso giusto. Così, una volta avuta tra le braccia la piccola iena, ci siamo detti "e adesso come si fa?". Mio marito non aveva mai avuto a che fare con un micro bimbo, mentre io tra sorelle e cugini avevo già un po' di esperienza, ma, checchè se ne dica, se anche cambiavate i pannolini alla vostra sorellina/al vostro fratellino, con vostro figlio vi sembrerà di farlo per la prima volta.
Allattamento selvaggio a richiesta, a orario, con/senza integrazione di latte artificiale, ciuccio sì, ciuccio no, cosleeping, sidebed, culletta, lo caccio subito nella sua stanza, lo lascio piangere, lo tengo così o cosà: tutti che ti dicono "bambini piccoli, problemi piccoli" e tu che pensi "problemi piccoli un ca**o, dormire due ore per notte quando va bene è un problema molto grande".
Ho letto qualche libro, tutti molto improntati sulla maternità ad alto contatto. E ho capito che quella non ero io. Ho allattato mio figlio per un anno, non ha mai ricevuto un solo misurino di latte artificiale, ma non ne faccio un merito mio. Abbiamo subito trovato la giusta sintonia, aiutati anche dal personale del punto nascita che avevo scelto e dalle infermiere del consultorio pediatrico che mi hanno consigliata nei primi mesi, ma non mi è piaciuto. Non era quel momento magicofantasticomeraviglioso che avevo letto nei libri, era la cosa giusta da fare, ma quando la iena ha scelto il cibo solito per me è stato un sollievo. In compenso allattare al seno, oltre a dare alla iena il cibo che la natura aveva pensato per lui, ha un sacco di altri pro molto pratici che apprezzavo: è economico e pratico. Non necessita di nessuna attrezzatura particolare e, per questo, è cibo pronto, alla giusta temperatura e ovunque. E questo sicuramente è uno dei fattori che mi ha permesso di non chiudermi in casa nei primi mesi di vita della iena, ma di uscire di casa e vedere il mondo.
Questo pensiero è stato lo stesso che poi ho applicato a qualsiasi altra scelta: ho portato tanto mio figlio, prima sulla pancia e poi sulla schiena. E no, non ho fatto corsi sul portare, non ho una collezione di fasce, non so fare nessuna legatura. L'ho fatto perchè usando i mezzi pubblici era il modo più pratico per spostarmi con le mani libere e un ingombro che mi permettesse di salire anche su un autobus pieno. Alla iena piaceva molto e piace ancora adesso le rare volte che succede (è un grande camminatore), ma da lì a pensare di partire per una vacanza di due settimane armata del solo baby carrier ce ne passa.
Insomma, ho cercato sempre di coniugare la praticità e il benessere della iena per infilare la mia nuova vita di mamma nella mia vecchia vita di non mamma. E per fare questo, col passare dei mesi, mi sono servita di oggetti e ho usato delle accortezze che mi sembra carino condividere coi miei lettori :-) Sono ben consapevole del fatto che ogni famiglia è una storia a sè, ma magari alcune cose potrebbero tornarvi utili, chissà!

martedì, agosto 25, 2015

Se nel 2009 ci eravamo capitati per caso, questa volta abbiamo deciso di farlo di proposito e abbiamo deciso di tornare a vistare Tarragona proprio nel giorno della festa del patrono, Sant Magì, il 19 agosto.
Tarragona è una bellissima città in riva al mare il cui complesso archeologico è stato dichiarato patrimonio dell'umanità dall'UNESCO; in città infatti sono presenti moltissimi resti di epoca romana, il più spettacolare dei quali è sicuramente l'anfiteatro che si trova proprio in riva al mare.
La nostra gitarella a Tarragona questa volta non verte sulla visita del pur bellissimo museo archeologico per due motivi: 1)l'abbiamo già visto l'altra volta 2)la iena potrebbe non sopportarlo, così ci organizziamo per essere in città giusto poco prima di mezzogiorno perchè a quell'ora i diversi gruppi della città inizieranno a cimentarsi nei castell.
I castell, come potete leggere anche qui, sono delle vere e proprie costruzioni fatte di persone che, salendo una sulle spalle dell'altra, possono arrivare anche ad altezze interessanti.
Vederli dal vivo è davvero impressionante, in foto si perde tutta la fase di costruzione, i movimenti calibrati al millimetro, la disciplina di un gruppo di persone di tutte le età, dal pensionato al bambino col caschetto, detto enxaneta, che salirà in cima e solleverà un braccio prima di iniziare lo smontaggio del castell.
Alla iena sono piaciute molto le tonne di persone, come le ha chiamate lui, così per riprovarci a casa in sicurezza gli abbiamo comprato questo gioco qua, che per adesso esalta me e mio marito :-) (piccola postilla: a Barcellona lo trovate in diversi negozi, il prezzo si aggira intorno a quello indicato sul questo sito che lo vende, tranne che nello shop di articoli di design sotto all'ufficio del turismo vicino alla cattedrale dove costa la bellezza di 52 euro!) Al terzo castell noi ce ne siamo andati, ma se la cosa vi appassiona quella che si svolge è una vera e propria competizione che va avanti per ore, durante le quali i gruppi si cimentano in costruzioni diverse e sempre più ardite.
Abbiamo comunque approfittato del fatto che il giorno di Sant Magì tutti i musei e siti archeologici della città sono gratuiti e abbiamo visitato l'anfiteatro, davvero bello e suggestivo.

Si fanno le 13,30 (che per la popolazione locale equivalgono alle nostre 12,00) e si può iniziare a pensare ad un pranzo. Su tripadvisor avevo scovato un ristorante vegano che poteva essere simpatico e così siamo andati a mangiare da El Vergel, dove abbiamo assaggiato cose nuove in un ambiente mooooolto carino e con un servizio molto poco spagnolo (camerieri rapidi, svegli e sorridenti, che difficilmente abbiamo trovato altrove).
Dopo pranzo ovviamente si erano ormai fatte le 15,30, così abbiamo deciso di tornare verso la macchina per poterci ancora godere la piscina del campeggio in un dei rari giorni di sole della nostra vacanza spagnola. Non prima di essere passati dalla strada dei paletti dipinti.



Se passate da quelle parti la città merita sicuramente una gita.

lunedì, agosto 24, 2015

La prima volta che vidi Barcellona fu sul libro di storia dell'arte, in terza liceo. Fu amore a prima vista con le follie colorate e strambe di Gaudì, era il 2000 e non potevo immaginare che di lì a poco avrei avuto la fortuna di andare a vederle dal vivo.
Essendo noi una famiglia alquanto numerosa ed essendo mio babbo sempre impegnato per lavoro non abbiamo mai viaggiato tantissimo. Andavamo al mare a Lido di Savio, ma mio babbo stava con noi solo nel fine settimana e poco altro; siamo andati per un paio di estati in un agriturismo vicino a Bolzano, per Pasqua magari stavamo via qualche giorno, ma niente di più. Potete quindi immaginare la sorpresa quando, nell'estate del 2000, i miei vennero a prendermi ad un campo scout e mi dissero che di lì a due giorni saremmo partiti per Parigi :-O Il viaggio in macchina fu abbastanza pesante, però fu il primo viaggio con la V maiuscola che facemmo tutti insieme: io avevo appena preso la patente e la mia sorella più piccola aveva appena compiuto 5 anni. Questo per dare un'idea dell'assortimento. Fu una bella vacanza che ricordo con molto affetto, visitammo anche Disneyland, realizzando uno dei sogni che coltivavo dal 1992, quando aprì.
L'esperienza si rivelò di un successo tale che l'estate dopo decidemmo di replicare e la meta sulla quale ricadde la scelta fu proprio Barcellona: i miei genitori non ci erano mai stati e io avevo ammorbato sufficientemente mia mamma con le foto del mio libro di storia dell'arte.
Il viaggio lo ricordo ancora, mio babbo aveva smesso di fumare da un paio di settimane ed era oggettivamente un'altra persona, partimmo in piena notte, io ero tornata da meno di un'ora da una cena coi miei ex compagni di scuola. Mi ha tenuta sveglia tutto il viaggio con la scusa della cartina, quando fino alla frontiera francese (almeno) sapevo non avrebbe avuto bisogno di nessun aiutino. Alla sera del primo giorno ero fuori di me, stanca morta e innervosita da tutte le sue nuove uscite: mia mamma mi chiedeva di avere pazienza, io l'avrei strozzato. Andammo a visitare la Sagrada Familia, salimmo sulle torri della facciata, facemmo foto. Passeggiammo sulla rambla, mi arrabbiai con le mie sorelle che volevano andare al mare, così, mentre loro vivevano Barceloneta, io visitai il museo Picasso con mia mamma. Della casa Batllò che tanto desideravo vidi soltanto la facciata l'ultima sera di vacanza, dopo aver piantato una delle mie questioni di principio: eravamo lì e non potevamo non vederla.
Quello fu l'ultimo viaggio con la V maiuscola che facemmo tutti insieme, troppo difficile mettere tutte d'accordo, troppo complicata la convivenza con tante esigenze diverse.
A Barcellona ci tornai con mio marito nel 2006 e scoprì un'altra città. Una città che si muove continuamente, da girare a piedi col naso per aria e non in macchina (quella volta coi miei è stato più il tempo passato in auto di quello a passeggio), mi ricordo che chiamai mia mamma e le dissi "mamma, non sembra nemmeno la stessa città". Tornammo altre due volte a breve distanza, di cui una, inconsapevolmente, in occasione della festa di Sant Jordi.
Erano sei anni che non ci tornavamo e quest'estate l'abbiamo scelta come meta delle nostre vacanze con la iena. Una sera avrei potuto fare la stessa telefonata alla mamma "mamma, non sembra nemmeno la stessa città".
L'ho trovata strapiena di gente, e sì che l'ho sempre vista in agosto... ma stavolta davvero stavo per esplodere, non ci si muoveva da nessuna parte, abbiamo fatto code ovunque e dove ti giravi ti giravi c'erano turisti. Tanti turisti. Forse pure troppi. Ogni 20 metri c'era un venditore di selfie stick: ho detto a mio marito che saremmo stati gli unici turisti a tornare a casa senza il maledetto bastone. C'era gente che mangiava ovunque e a tutte le ore: so che è così in tutte le città turistiche, ma qui ci sono intere strade, piazze con locali che si susseguono ad un ritmo spaventoso, con camerieri che fanno da buttadentro e ti mettono il menù in mano mentre passeggi col naso per aria e in fondo solo le 16 e non hai nessuna intenzione di mangiarti una paella de marisco.
Questa volta, cara Barcellona, ti sei fatta un po' odiare, coi tuoi milioni di negozi di magliette del FCB, coi tuoi venditori di qualsiasi cosa, con le bici date a noleggio a turisti che non hanno mai usato una bici in vita loro, per non parlare di bighe elettriche, monopattini motorizzati e altre mille diavolerie che sfrecciano sui marciapiedi incuranti delle regole della strada e del buonsenso. Mi hai delusa, cara Barcellona, perchè se arrivo alle 11 a.m. alla Sagrada Familia pensando di entrare a visitare la sola chiesa, senza salire da nessuna parte, non puoi dirmi che per quel giorno i biglietti sono esauriti. E 15 euro per visitare un cantiere non ti sembrano un po' tantini? Soprattutto perchè nel 2006, quadernetto dell'epoca alla mano, entrare costava zero e con 2 euro si pagava l'ascensore per salire sulla facciata! Parlando di aumenti: in 9 anni il T10 per la corriera Sitges-Barcellona è cresciuto di quasi 10 euro, lo zoo, usando sia allora che oggi lo stesso coupon trovato al campeggio, da 2,9 euro a 15 euro circa, l'acquario da 15 a 20 euro e potrei andare avanti così.
Insomma, più che una città ho trovato un tritacarne per turisti; un bel tritacarne, per carità, perchè certi scorci, certe case, le strade, il cielo, bè quello vale sicuramente il viaggio. Però così non sono riuscita ad apprezzarlo davvero fino in fondo, come le altre volte.
Mi consolo immaginandola di nuovo così, come la raccontano i Persiana Jones
Nono, non vi lascerò con questo pessimo ricordo della città... presto altri post con le cose belle :-)

venerdì, agosto 14, 2015

C'è gente che non se la sente di viaggiare coi bambini; noi ne abbiamo uno solo e, da quando è nato, non abbiamo mai rinunciato a fare le vacanze da qualche parte. Anzi, a dirla tutta, non ci abbiamo rinunciato neanche l`estate della mia gravidanza, ma questa è un'altra storia e magari le dedicheró un post tutto suo.
Arrivati a metà delle nostre terze vacanze con la iena vorrei raccogliere qualche pensiero assortito.
1) Più i bambini sono piccoli, più sono facili da gestire. Per chi non ci ha mai provato sembra impossibile, ma viaggiare con un lattante tetta dipendente è facilissimo, soprattutto se il confronto lo si fa con un bimbo di due anni e mezzo.
2) Barcellona è piena di aree giochi e vostro figlio non se ne lascerà sfuggire una. Neanche quelle nascoste dietro una fitta selva di alberelli.
3) Scordate quei bei tour di shopping: un bambino è peggio di un marito quando a pazienza.
4) Il campeggio può essere una miniera di cose nuove da osservare: macchinine con il telo, macchinine con la tenda sul tetto, casette strambe e soprattutto i bimbi che giocano con la pallina conchiglia. Non sapete di cosa si tratta? Vediamo se qualcuno indovina.
5) In vacanza non ci si riposa, si fanno cose diverse dal solito, faticando il doppio e dormendo la metà. Ma si va sempre a letto contenti e chiedendosi "domanicosafacciamodoveandiamo????"
6) Niente tour delle ville di Gaudí, abbiamo provato a organizzare una giornata che potesse fare felici sia me e mio marito che la iena, poi abbiamo dovuto ripiegare sullo zoo.
7) Un bambino può essere un`ottima scusante per fare tutto quello che non avevate mai fatto. Alla quinta visita a Barcellona quest'anno andremo al parco giochi del Tibidabo. Finalmente :-)
8) Fatevi una mappa di tutti i bagni che potete trovare sul vostro cammino: spiegare ad un bimbo di 30 mesi fresco di spannolinamento che la successiva pausa pipì sarà tra un paio d'ore potrebbe non essere banale.
9) Non c'è bisogno di fare grandi programmi: a volte basta una sciocchezza invisibile agli occhi si un adulto per distrarre un bimbo. Il mondo da solo offre tanti spunti, senza dover per forza trovare qualcosa di strutturato da fare.
10) Ma soprattutto dimenticate tutto quello che ho scritto e pensate solo a divertirvi e godervi il tempo insieme, anche se restate in città. Respirare aria di vacanza è sempre bello, anche se si rimane a Torino. 

lunedì, agosto 10, 2015

A scuola tutti abbiamo studiato la storia e tutti abbiamo più o meno presente gli antichi romani. I romani sono i padri del diritto e ancora oggi studiamo la loro letteratura, la filosofia e nei teatri vengono tuttora rappresentate tragedie e commedie scritte in epoca romana. La civiltà con la C maiuscola insomma. Al di là delle Alpi i Galli, rozzi barbari incivili.
Ora, passando in auto attraverso Grenoble oggi pomeriggio ho avuto come la sensazione di attraversare un paese civile: non una cartaccia a terra, niente auto in doppia/tripla fila, tutti che rispettano i limiti, tram che sfrecciano sul pratino che nasconde i binari, piste ciclabili da sogno.
Non è una bella città, è piena si palazzoni e circondata da zone industriali, però sembra un bel posto dove vivere.
Quando è stato esattamente che i ruoli si sono invertiti? Ridatemi la civiltà...

sabato, agosto 08, 2015

Quando una storia finisce passano sempre tante, troppe cose per la testa. Sarà stata colpa mia? Potevo fare qualcosa di più? E adesso cosa succederà?
I bambini amano la routine, vogliono fare e vedere sempre le stesse cose, si sentono rassicurati nel passare sempre dagli stessi posti, vedere gli stessi panorami, leggere gli stessi libri, giocare con gli stessi giochi...
Per gli adulti in fondo le cose non sono molto diverse: io, ad esempio, mi affeziono ai posti, alle cose, alle persone e per me è sempre un po' dura cambiare.
Un anno e mezzo fa, dopo aver passato 12 mesi 24 ore su 24 con la piccola iena ho deciso, insieme a mio marito, che avrebbe fatto bene sia a me che a lui ampliare i nostri orizzonti, così ci siamo guardati intorno e abbiamo capito che la struttura più in linea con le nostre esigenze poteva essere un baby parking.
Sul sito del Comune di Torino abbiamo trovato l'elenco di tutte le strutture sul territorio e il nostro occhio è caduto subito su una di queste. Non era proprio la più vicina a casa nostra, ma ci siamo subito sentiti in sintonia con quanto abbiamo letto sul loro sito internet e così abbiamo deciso di contattarli per poter inserire la nostra piccola iena.
La prima volta che sono andata mi sono subito sentita a casa e ho capito che sarebbe stato lo stesso anche per il mio bimbo e così abbiamo deciso di iniziare l'inserimento.
La scorsa estate, al ritorno da una festicciola pre vacanza, dentro di me ho pensato che eravamo davvero fortunati ad aver trovato un posto così; poi però ho realizzato che non sarebbe durata per sempre, perchè ad un certo punto avremmo dovuto salutare quel porto sicuro per lanciarci nel fantastico mondo della scuola materna. Quel momento però mi sembrava così lontano nel tempo che ho preferito cacciare il pensiero e godermi il presente.
E' passato circa un anno da quel momento e purtroppo le cose non sono andate come speravo. Perchè al ritorno dalle vacanze, tra un mese, non ci sarà più Paola a rispondere al citofono e a salutarci all'ingresso, non ci sarà più il cartellino col nome della piccola iena sull'armadietto di legno, non dovrà più bussare alla porta bianca per entrare nella saletta con gli altri bimbi, con Karen, Mariella o Silvia. Non ci saranno bimbi che mangeranno intorno al tavolo, che dormiranno nei lettini, che giocheranno o canteranno in quell'interno cortile di Via Saluzzo.
Perchè il baby parking a settembre purtroppo non riaprirà. E mentre io non riesco a non pensare che a settembre la nostra routine cambierà, che ancora non abbiamo trovato un "ripiego" per questo ultimo anno prima della scuola materna, che la iena non potrà più godere della compagnia di quei bimbi che conosceva e di queste ragazze alle quali voleva tanto bene, lui non se ne rende conto. Lui a settembre magari ogni tanto chiederà notizie del "babybaby", ma poi smetterà e il ricordo piano piano se ne andrà, sommerso dalle nuove esperienze, dalle nuove persone... ecco, io invece non riuscirò a farmela passare così in fretta. Perchè sono davvero triste per lui, per gli altri bimbi e soprattutto per le persone meravigliose che giorno dopo giorno li hanno visti crescere. E mi viene solo da dire che non è giusto.