mercoledì, settembre 14, 2016


La piccola iena suda tanto, corre su e giù per il nostro mini corridoio un paio di volte e ha già i capelli a cordelle: l'idea di insaccarlo in un grembiule di poliestere per 7 ore al giorno mi sembrava una tortura, così ho pensato di cercargliene uno di cotone. Non è stato semplice, ma alla fine l'ho trovato. Ma. Ma l'ho trovato troppo tardi e non sarà pronto per domani, quando la iena inizierà il suo meraviglioso viaggio nel mondo della scuola dei grandi, la scuola dell'infanzia. Così oggi pomeriggio alle 15,30 le ho detto "dai iena, andiamo a cercare un grembiulino da battaglia per andare all'asilo domani finchè non arriva quello che abbiamo ordinato". Grave errore. Mai avrei immaginato che, con la sua faccia di tolla di treenne, si sarebbe avvicinato al bancone del negozio dicendo "devo comprare un grembiule da battaglia", suscitando la risata del commesso al quale ho dovuto spiegare tutta la storia. "Mi sa che questa cosa l'hai sentita da qualcun altro" ha detto il commesso alla iena e mi sono dovuta difendere come meglio potevo.
In realtà domani si andrà davvero in battaglia, ma sarà una battaglia più mia che sua. Lui conoscerà bambini nuovi, maestre nuove, ambiente nuovo, imparerà nuovi giochi, nuove canzoni, nuove routine. E io resterò dietro il cancello, ad aspettare che esca e mi racconti tutte le cose nuove che ha elaborato da solo, senza la mamma e il babbo.
Quando mi dicono che sono fortunata a poter stare a casa coi miei bimbi penso a tutte quelle volte in cui ho invidiato da morire tutte le donne che hanno potuto usufruire del loro congedo di maternità per poi rientrare al loro posto di lavoro, ad occuparsi di altro che non fossero i figli. Adesso invece penso che questi tre anni e mezzo sono stati un'avventura sulle montagne russe: ci sono stati giorni in cui ho sperato che arrivasse in fretta questo momento per poter riprendere un po' in mano la mia vita o almeno tirare un po' il fiato, soprattutto adesso che la iena non dorme più al pomeriggio. Ci sono stati altri giorni in cui, tra un pic nic urbano, una mostra e un giro per vetrine di strumenti musicali, mi sono detta che era bello poter fare tutte queste cose col mio bimbo senza orari e senza dover rendere conto a nessuno delle nostre avventure urbane.
Da domani si volta pagina: la nostra iena non è più così tanto piccola ed è pronta ad affrontare la sua prima grande avventura, l'asilo dei bimbi grandi. E io sono pronta a lasciargli la mano, fiduciosa che lui se la caverà alla grande e che questi tre anni gli daranno tanto, tante cose che io non potrei dargli se lo tenessi ancora qui a casa con me.
Per riprendere in mano la mia vita invece c'è ancora tempo: adesso c'è un piccolo guerriero da tenere per mano, col quale iniziare a scoprire il mondo e la città organizzando piccole avventure urbane e districandosi tra la spesa e le commissioni della vita di tutti i giorni. E' strano, ma ha solo tre mesi e mi sembra già grandissimo: punta i piedi come se volesse camminare, mi guarda ed è come se dicesse "mamma io voglio parlare, voglio mangiare quello che mangi tu, voglio giocare col mio fratellone". Ho come l'impressione che lo vedrò crescere molto più in fretta della piccola iena bradiposa, che a 15 mesi muoveva i primi passi e la scorsa estate iniziava a dire le prime parole. Al consultorio mi dicono che è normale, sono i neuroni specchio.
Guardo il grembiulino da battaglia lì appoggiato sulla sedia e penso che domani forse spremerò una lacrimuccia, ma cercherò di concentrarmi su tutte le cose belle che ancora potremo vivere insieme, io, la piccola grande iena e il piccolo grande guerriero. In fondo siamo sempre una bella squadra :-) 

lunedì, settembre 05, 2016

Se non l'avete mai letto dovreste farlo: L'Italia spensierata di Francesco Piccolo, edito da Laterza nella collana Contromano, della quale possiedo almeno una decina di titoli ristampato di recente da Einaudi. E' un libretto molto carino, si legge in un soffio e in ogni capitolo l'autore racconta con estrema ironia la sua esperienza in diversi contesti emblematici: è andato a fare il pubblico in una puntata di Domenica In, si è messo in viaggio per l'Italia durante il grande esodo estivo, è andato a vedere il cinepattone il pomeriggio di Natale ed è andato col figlio a Mirabilandia una domenica di agosto.
Anche noi quest'anno abbiamo deciso di provare l'esperienza figli a carico, pur partendo meno sprovveduti dell'autore in questione: i parchi di divertimento mi piacciono da morire e ne ho visitati diversi in giro per il mondo, quindi non mi scandalizzo per le code, il costo degli extra, il sole, il caldo e le altre mille cose per le quali ho sentito gente lamentarsi durante la nostra giornata a Mirabilandia. Se entri lì sai già che farà tutto quanto parte del gioco; mi scandalizzo piuttosto per la maleducazione dilagante della gente che getta cartacce per terra* e scavalca le catenelle delle code per arrivare prima all'inizio della fila. Ma forse sono io che sono strana...
Tra vacanze all'estero, gravidanze e bimbi piccoli erano davvero tanti anni che non ci tornavamo, così quest'anno abbiamo deciso che ci si poteva provare: la iena era grande abbastanza per godersi un po' la gita. Abbiamo pensato di scartare il fine settimana (grave errore, ho letto poi qui che il sabato e la domenica avremmo incontrato meno gente) e ci siamo trascinati a Fosso Ghiaia giusto martedì 23. Già all'arrivo al parcheggio avrei dovuto capire che non saremmo stati soli: ci hanno fatto lasciare l'auto in una zona del parcheggio per me assolutamente inesplorata, e dire che al parco sarò stata, negli anni, almeno una decina di volte.
Poco male ci siamo detti, tanto non avevamo nessuna velleità personale: lo scopo della giornata era semplicemente offrire un diversivo divertente ed entusiasmante alla piccola iena.
Anzi no, siamo sinceri, io una velleità ce l'avevo e si chiamava Ispeed: durante la nostra ultima visita al parco era ancora in costruzione e dovevo assolutamente provarlo. Però ero forte del flash pass one shot che mi avrebbero consegnato insieme al mio biglietto di ingresso fatto con la carta ikea family: si poteva fare!
Entriamo senza troppi intoppi e ci lanciamo subito verso i giochini come dice la iena: la zona di Bimbopoli è tutta accessibile ad un bimbo della stazza della piccola iena, anzi, diciamo che siamo proprio nel momento migliore. Il nostro topino infatti ha 3 anni compiuti, è più alto di 90 cm, ma meno di un metro, quindi può già lanciarsi su diverse attrazioni, ma ancora non paga il biglietto :-)
L'area l'abbiamo battuta direi tutta, la cosa che più gli è piaciuta è stata il trenino, che nel corso della giornata è stato fatto e rifatto più volte, mentre il trenino strano sul quale l'ho trascinato l'ha lasciato un po' interdetto, forse troppo airtime per la nostra piccola iena.
Appena entrati al parco in questa zona c'era qualche codina (non più di 10 minuti), ma nel corso della giornata poi sono sparite, merito del fatto che, col passare del tempo, la moltitudine di gente ha avuto modo di disperdersi per il parco. L'unica cosa che sarebbe piaciuta alla iena e non abbiamo fatto è stata la ruota panoramica, ma quando siamo arrivati ai suoi piedi era chiusa a causa del vento.
Prima di andare a mangiare abbiamo assistito allo spettacolo degli stunt men: non capirò mai perché debbano per forza metterci una trama quando basterebbe fare una cosa meno costruita, però lo show è davvero spettacolare ed è piaciuto anche alla iena, soprattutto per la grande presenza di fiamme e fuoco.
A pranzo abbiamo mangiato al self service Drive in: la iena musicale ha molto apprezzato l'ambientazione e abbiamo potuto mangiare qualcosa di non fritto senza, tutto sommato, spendere cifre esorbitanti per essere all'interno di un parco tematico; avessimo optato per dei panini non so se ci sarebbe stata una sostanziale differenza dal punto di vista economico.
Dopo pranzo ho lasciato mio marito con il piccolo guerriero nella fascia e la iena a spasso per gli scivoli e io mi sono lanciata, nel vero senso della parola, su Ispeed: davvero davvero bello, difficile scegliere il mio preferito tra quello e Katun.
Nella restante parte del pomeriggio altri bis e tris di diverse attrazioni, una merenda a base di yogurt e frutta e verso le 19,30 siamo tornati a casa: il piccolo guerriero aveva già fatto stravedere e non volevamo troppo tirare la corda e la piccola iena era stata ribattezzata dead man walking. Non abbiamo sfruttato l'ingresso del secondo giorno perché mercoledì siamo tornati poi a Torino, però direi che come prima esperienza a 4 è stata un successo.
Presto arriverà anche un post sulla visita all'Italia in miniatura :-) quest'anno ci siamo dati ai parchi insomma...

*a tal proposito, cara direzione di Mirabilandia, se mai leggerai questo post, trovo alquanto disdicevole che nel parco non ci siano i contenitori per la raccolta differenziata. Mi viene da piangere al solo pensiero dei milioni di bottigliette che ogni giorno finiscono nei vostri cestini. La mia l'ho riportata vuota a casa ovviamente :-)

giovedì, settembre 01, 2016

Attenzione: questo post potrebbe contenere ironia e sarcasmo

I neonati piangono, dormono un po' quando vogliono loro, mangiano un po' quando vogliono loro, hanno mal di pancia, male alle gengive, male di vivere, bisogno di essere cambiati e, oggettivamente, possono anche essere difficili da gestire. Fortuna che poi diventano grandi e autosufficienti e ci lasceranno liberi di vivere in pace.
A dare una mano a noi mamme disperate ecco che arriva la pozione magica che tiene tranquilli i nostri pargoletti, 9,9 euri per 30 ml di pura magia.
Ma guardiamo insieme di cosa si tratta e come viene pubblicizzata la boccetta dei miracoli.
Su diversi siti web che vendono il prodotto ho trovato la dicitura "senza zuccheri aggiunti": mi chiedo aggiunti a cosa, dal momento che si tratta sostanzialmente di un concentrato di zuccheri variamente assortiti.
La vera perla però è l'elenco delle situazioni in cui potrebbero tornare utili due goccine di nettare:
- per favorire l'attaccamento al seno: come se non fosse meglio, al bisogno, spremersi un po' di latte prima di attaccare il bimbo; meglio mettersi sulla tetta un po' di miele vegano
- aiuta la mamma nella fase del primo sonno: ecco, appunto, aiuta la mamma e ho detto tutto
- quando il bimbo piange e non riesce a calmarsi due gocce sul ciuccio basteranno per tranquillizzarlo: ma siamo proprio sicuri?
Ok cercherò di tornare seria per un attimo, ste cose mi fanno venire dei travasi di bile.
I neonati hanno bisogno della mamma, del contatto, di cure continue, di essere cullati e consolati da voci amiche e braccia calde. Il viaggio che li ha portati nel nostro mondo è stato per loro davvero faticoso e non sono pronti a stare da soli, non sono capaci di comportarsi come un adulto e deve essere così perchè è il loro istinto di sopravvivenza che glielo suggerisce. Ci aspettiamo che un bambino di due mesi sia capace di intrattenersi da solo e che non ci disturbi mentre svolgiamo le più svariate attività e non ci scandalizziamo di fronte ai mille guinzagli telematici che si trovano in commercio per controllare i nostri figli. Siamo strani.
Mamme fatevi un regalo e fatene uno ai vostri bimbi: dimenticate la boccetta magica e non abbiate paura di prendere in braccio il vostro bimbo che piange e vuole essere consolato. Non abbiate fretta che impari a consolarsi da solo, arriverà anche per lui quel momento, ma non adesso, non subito. Questi giorni, questi mesi non torneranno. E sono faticosi, pesanti, a volte i giorni e le notti sembrano infiniti, ma io penso che ogni sforzo, ogni gesto di affetto, ogni minuto passato con loro adesso siano un grande regalo per l'autonomia di domani.